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Il mondo delle rinnovabili chiede regole certe o addio obiettivi nazionali

Le regole sono fondamentali, ma l’eccesso di burocrazia, è un po’ come l’eccesso di informazioni, produce l’effetto contrario. Questo vale per molte cose, ma per le rinnovabili (oltre che per gli impianti di qualsiasi natura legati) vale ancor di più. In quanto la possibilità o meno di realizzarli, è direttamente proporzionale alla possibilità di raggiungere gli obiettivi nazionali stabiliti dal Pniec. Che a loro volto sono quelli che dovrebbero aiutare l’Ue a raggiungere i propri obiettivi europei che a loro volt stanno dentro quelli nazionali che stanno, con grandissima fatica, provando a mitigare il cambiamento climatico. Stavolta ad alzare la voce, ma con una proposta tutt’altro che urlata, bensì concreta e diretta, è Elettricità Futura (associazione di Confindustria tra produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili e da fonti convenzionali, distributori e fornitori di servizi e trader, al fine di contribuire a creare le basi per un mercato elettrico efficiente e per rispondere alle sfide del futuro). E lo fa attraverso una proposta al governo sviluppata in quattro punti, declinati anche per le Regioni.

La prima proposta è quella di “introdurre specifiche misure a favore degli interventi di rinnovamento degli impianti rinnovabili esistenti in un’ottica di valorizzazione dei siti già oggetto di investimenti in passato e di minimizzazione di consumo di suolo. A tal fine è necessario adottare in tempi celeri una norma a livello centrale (decreto previsto dal D.Lgs 28/2011, art.5, comma 3, mai pubblicato) che permetta di distinguere una modica “non sostanziale” di un impianto (autorizzabile con Procedura Abilitativa Semplificata – PAS) da una “sostanziale” (da sottoporre all’iter autorizzativo ordinario ed alle connesse verifiche ambientali)”.

La seconda, a nostro avviso la più importante, è quella di “semplificare le procedure autorizzative definendo criteri oggettivi di applicazione o esclusione delle procedure ambientali e paesaggistiche, in relazione alla effettiva sussistenza di vincoli specifici nell’area interessata dal progetto”. In buona sostanza “favorire l’individuazione di aree particolarmente vocate allo sviluppo di nuovi impianti”, mentre “laddove vi siano dei vincoli”, definire secondo criteri oggettivi e resi pubblici, “quali siano le eventuali aree nelle quali i vincoli sono tali da precludere completamente la realizzazione dell’intervento”. Inoltre “la comunicazione, da parte dell’amministrazione pubblica responsabile del procedimento, di un parere negativo dovrebbe indicare obbligatoriamente le cause del diniego e le modifiche al progetto necessarie a superarlo”.

Terzo punto: “introdurre semplificazioni del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR) e un migliore coordinamento di tale procedura con l’autorizzazione unica (AU) per impianti da FER ex D-Lgs. 387/03 poiché oggi si assiste ad un’applicazione disomogenea a livello regionale”.

Più tecnica ancora la quarta proposta: “introdurre una disciplina specifica per i sistemi di accumulo, che dovranno rientrare tra gli interventi di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti, tali da poter quindi beneficiare di un procedimento autorizzativo unico che disciplini la realizzazione di impianti storage “stand alone” o connessi ad impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile. Per favorire una maggiore elettrificazione dei consumi, sarà necessario introdurre quote obbligatorie di veicoli elettrici sulle nuove vendite, stimolare gli investimenti in infrastruttura di ricarica e promuovere lo sviluppo di filiere industriali, favorire l’utilizzo dell’auto elettrica in aree urbane attraverso congestion charges e prevedere specifiche agevolazioni (ZTL, corsie dedicate, parcheggi gratuiti)”.

fonte: greenreport.it