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Written by Simona Scendrate

Mise, gli incentivi alla geotermia tradizionale verranno inseriti nel decreto Fer 2

Si è concluso con l’apertura di spiragli positivi il tavolo convocato ieri al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) sugli incentivi per la produzione di energia elettrica da geotermia, inaugurando il confronto con la Regione Toscana, il Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche (CoSviG) e i Comuni sedi d’impianto dopo l’incontro interlocutorio del marzo scorso. La geotermia è stata infatti esclusa dal rinnovo degli incentivi previsto nel decreto Fer 1 – ad oggi quelli dedicati alla geotermia vengono stimati dal Gse in 96,8 milioni di euro per l’anno in corso, circa il 2% di tutti quelli erogati alle rinnovabili non fotovoltaiche –, ma dal Mise hanno assicurato che ne verranno introdotti di nuovo all’interno del decreto Fer 2 in fase di elaborazione.

«La proposta illustrata ieri dal Mise è un buon punto di partenza che fa essere moderatamente ottimisti – commenta Emiliano Bravi, presidente CoSviG – Il sottosegretario Crippa ha dimostrato una positiva apertura al confronto, ma per arrivare alla soluzione finale il percorso è ancora lungo».

Il principale elemento di novità emerso ieri è che «la geotermia tradizionale verrà inserita nel Fer 2, ma per avere accesso agli incentivi – argomenta Bravi – dovranno esserci miglioramenti sotto il profilo emissivo e più in generale dell’impatto ambientale: da questo punto di vista il Mise ha preso la nuova legge toscana come punto di riferimento, a dimostrazione di come l’iniziativa della Regione sia all’avanguardia». Più nel dettaglio, dal ministero ritengono incentivabile sia la coltivazione della geotermia con totale reiniezione dei fluidi – dove tecnicamente possibile –, sia quella tradizionale dove sono possibili innovazioni che consentano il drastico abbattimento degli impatti ambientali (che già oggi vengono comunque regolarmente monitorati dagli enti preposti e non mostrano affatto dati allarmanti, come affermano sia dal Cnr sia gli ultimi studi scientifici condotti in materia).

Riguardo alla migliori tecnologie disponibili necessarie allo scopo «il Mise ha affermato di essere interessato, più che alle modalità, ad incentivare il raggiungimento dell’obiettivo finale, ovvero il miglioramento degli impatti ambientali – continua Bravi – Se ieri si è parlato, ad esempio di torri a secco, abbiamo voluto portare avanti una nostra linea, secondo cui, indipendentemente dalla tecnologia applicata per la geotermia tradizionale l’incentivo deve essere legato al risultato finale. Anche perché ogni tecnologia ha i suoi pro e contro: per le torri a secco ad esempio il guadagno sta nel profilo emissivo, ma, di contro, si ha un maggior consumo di suolo e rumorosità, oltre, naturalmente, al consumo di energia necessario per alimentare le ventole di raffreddamento».

Quello che porterà al decreto Fer 2 è dunque un percorso in divenire: «Per i prossimi step il sottosegretario Crippa ci ha informato di voler mantenere attivo il confronto solo con la Regione Toscana, ma come Consorzio abbiamo detto e lo ribadiamo oggi – sottolinea Bravi – che vogliamo essere protagonisti e partecipare, perché rappresentiamo l’anello di congiunzione tra la comunità locale e la Regione, e abbiamo ormai maturato un’esperienza trentennale che può essere utile a tutti per trovare la soluzione e gli equilibri migliori. Vogliamo che nel più breve tempo possibile le operazioni partano concretamente, perché dietro c’è un’economia che non è solo quella del player: personalmente non sono né pro né contro Enel, sono per lo sviluppo del territorio».

Uno sviluppo che troverà nei prossimi giorni una nuova e importante occasione di confronto nell’ambito del Consiglio regionale straordinario in agenda a Larderello per il 1 agosto: «Alla Regione e al presidente Giani che hanno accettato l’invito rivolto dai cittadini di GeotermiaSì va il nostro plauso, dimostrano attenzione alla comunità locale. Spero vivamente che tutti abbiano capito che la geotermia è una risorsa per i territori locali, per la Toscana e l’Italia intera. L’importante – conclude Bravi – è che si tratti di un Consiglio aperto al confronto e che ognuno metta da parte eventuali stilismi politici, da una parte e dall’altra: lottiamo tutti per lo stesso obiettivo, ovvero lo sviluppo di queste zone».

fonte greenreport.it

Cassonetti da incubo? Ecco come fare (bene) la raccolta differenziata della carta

L’economia circolare della carta è un’industria ben radicata nel nostro Paese, e in Toscana in particolare: in Italia vengono riciclate circa 10 tonnellate di carta ogni minuto, ovvero circa 5 milioni di tonnellate all’anno, e in questo processo virtuoso i cittadini che conferiscono negli appositi contenitori i propri rifiuti in carta e cartone rivestono un ruolo fondamentale. Perché l’avvio a riciclo prosegua senza intoppi è però indispensabile seguire poche ma importanti regole. Quali?

«Quotidiani? Riviste? Pubblicazioni su carta di ogni tipo? Raccoglieteli come vi pare, ma nel cassonetto – spiega Toscana Ricicla nella campagna di comunicazione realizzata insieme allo Studio A&C Comunicazione – ci va solo la carta. No cellophane, non sacchetti di plastica, no sacchetti di plastica biodegradabile. Se potete, raccogliete tutta la carta in scatole o sacchetti dello stesso materiale, così mettete tutto insieme».

Fare bene la raccolta differenziata fa la differenza! Scopri come nella prima puntata della nuova serie web Cassonetti da incubo, qui trovi il primo episodio: La buccia.

https://www.youtube.com/watch?v=5nMtq3WQt3k&feature=youtu.be

Raccolta differenziata in crescita in Italia

La raccolta differenziata in Italia nel 2017 è cresciuta del 6% rispetto al 2016, passando dal 53,4% al 56,6%. Lo rivela il rapporto annuale Was 2018 della societàò di consulenza Althesys, presentato mercoledì a Roma.
Le tonnellate di rifiuti raccolte l’anno scorso sono aumentate del 3%. Il settore italiano dei rifiuti fattura 11 miliardi di euro e nel 2017 ha investito per 388 milioni, con un aumento del 23,7% rispetto all’anno precedente.
La maggior parte degli investimenti sono venuti dalle grandi e piccole imprese private del Nord, mentre sono scesi gli investimenti al Centro e al Sud, dove prevalgono le aziende municipalizzate. Per il rapporto “a fronte del dinamismo delle maggiori aziende e dell’evoluzione verso la circular economy, l’ultimo anno ha visto un sostanziale immobilismo delle policy nazionali”. Il rapporto mette in luce come le “azioni straordinarie”, cioè gli investimenti maggiori, siano calate dalle 45 del 2016 alle 28 del 2017. Serve quella pianificazione strategica che e’ sempre mancata nel nostro paese. Sviluppare la raccolta differenziata e il riciclo e’ basilare, ma serve ragionare sull’intera filiera del waste management. Raccolti materiali e rifiuti organici, servono gli impianti per trattarli e valorizzarli.

La raccolta differenziata in Italia nel 2017 è cresciuta del 6% rispetto al 2016, passando dal 53,4% al 56,6%. Lo rivela il rapporto annuale Was 2018 della societàò di consulenza Althesys, presentato mercoledì a Roma.

Le tonnellate di rifiuti raccolte l’anno scorso sono aumentate del 3%. Il settore italiano dei rifiuti fattura 11 miliardi di euro e nel 2017 ha investito per 388 milioni, con un aumento del 23,7% rispetto all’anno precedente. La maggior parte degli investimenti sono venuti dalle grandi e piccole imprese private del Nord, mentre sono scesi gli investimenti al Centro e al Sud, dove prevalgono le aziende municipalizzate.

Per il rapporto “a fronte del dinamismo delle maggiori aziende e dell’evoluzione verso la circular economy, l’ultimo anno ha visto un sostanziale immobilismo delle policy nazionali”. Il rapporto mette in luce come le “azioni straordinarie”, cioè gli investimenti maggiori, siano calate dalle 45 del 2016 alle 28 del 2017. Serve quella pianificazione strategica che e’ sempre mancata nel nostro paese. Sviluppare la raccolta differenziata e il riciclo e’ basilare, ma serve ragionare sull’intera filiera del waste management. Raccolti materiali e rifiuti organici, servono gli impianti per trattarli e valorizzarli.

 

Convegno OICE “Focus Codice Appalti e Ambiente” – 19 settembre 2018

In apertura della manifestazione annule di Ferrara, Rem Tech Expo 2018, OICE organizza un convegno nel quale verranno trattati i temi ambientali legati al Codice Appalti che hanno ricadute sulle stazioni appaltanti, le imprese, i progettisti e gli Enti di controllo centrali e periferici.

In primo luogo verrà considerato l’art. 34 del Codice Appalti “Criteri di sostenibilità energetica e ambientali” che impone l’inserimento, nella documentazione progettuale e di gara, delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali contenuti nei criteri ambientali minimi (CAM) adottati con Decreto Ministero Ambiente per affidamento appalti pubblici e di qualsiasi natura e importo.

Saranno poi riprese le tematiche che scaturiscono nel nuovo decreto sulla VIA (D.Lgs. 104/2017), in particolare, sugli elaborati progettuali con un livello informativo e di dettaglio equivalente a quello del “progetto di fattibilità” (come definito nell’articolo 23 del Codice Appalti).

Infine, da pochi giorni è uscito il DPCM 10/05/2018 n. 76 che introduce in Italia, ai sensi dell’articolo 222 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 la procedura di dibattito pubblico per le grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull’ambiente, sulle città e sull’assetto del territorio, su proposta del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e previo parere dell’ANAC.

In allegato il programma preliminare.

Fonte:  www.oice.it

 

I rifiuti di plastica diventano carburante per le auto a idrogeno

rifiuti di plastica potrebbero, in un futuro non troppo lontano, fare il pieno alle macchine a idrogeno. La tecnologia per renderlo possibile esiste già ed è stata messa a punto dai chimici dell’Università di Swansea, nel Regno Unito. Gli scienziati hanno creato un processo semplice e a bassa energia per convertire tre comuni polimeri in gas idrogeno puro. L’importanza di questa ricerca – pubblicata ad agosto sulla rivista della Royal Society of Chemistry (RSC) – è stata spiegata dal dott. Moritz Kuehnel in un’intervista alla BBC: il team è riuscito a migliorare la tecnica foto-reforming dei rifiuti di plastica. Si tratta, semplificando molto, di aggiungere ai polimeri un materiale che assorbe la luce, di metterlo in una soluzione e di esporlo ai raggi solari per trasformare quelle molecole in altre molecole. “Il processo – spiega Kuehnel – produce gas idrogeno: è possibile vedere le bolle che escono direttamente dalla superficie”.

Negli esperimenti il team di chimici ha convertito acido polilattico, PET e poliuretano impiegando sole, una soluzione acquosa alcalina ed economici punti quantici (nanostrutture di un semiconduttore) in solfuro di Cadmio. Questa tecnica funziona a pressione e temperatura ambiente, genera idrogeno puro e converte il polimero di scarto in prodotti organici come formiato, acetato e piruvato. E cosa ancor più importante, non richiede che i rifiuti siano puliti prima di essere trattati.

Abbiamo moltissima plastica usata ogni anno – miliardi di tonnellate – e solo una minima parte viene riciclata” ha dichiarato Kuehnel. Ciò non dipende solo da una cattiva gestione dei rifiuti: per poter essere recuperata la plastica deve essere pura e pulita. “Devi lavarla e ciò richiede una spesa, e anche se fai tutto questo, la plastica che ottieni non è come il materiale vergine”. “La bellezza di questo processo – aggiunge il ricercatore – è che non è molto esigente, può degradare ogni tipo di spreco. Anche se c’è dell’unto, ad esempio, la reazione non si ferma, anzi migliora”. In realtà non tutta la plastica inserita nella reazione produce H2, una parte rimane intatta nella soluzione. “Otteniamo combustibile a idrogeno e una sostanza chimica che possiamo usare per produrre nuova plastica”.

Fonte: www.rinnovabili.it

Giornata mondiale dell’ambiente. 5 Giugno 2018

Fermare l’inquinamento da plastica che ogni anno mette a rischio gli oceani e gli habitat marini: questo è il tema della Giornata mondiale dell’Ambiente 2018, istituita dalle Nazioni Unite e che si celebra il 5 giugno di ogni anno.

Secondo il programma per l’Ambiente dell’Onu (Unep) “ogni anno vengono riversati negli oceani ben 8 milioni di rifiuti plastici” ed è per questo che è stata dichiarata la “Lotta alla plastica monouso”. Secondo l’Onu “mari oceani sono messi a dura prova dalla plastica”; basti pensare che, per esempio, “ogni minuto nel mondo vengono acquistate 1 milione di bottiglie di plastica e solo una piccolissima parte di queste viene riciclata”.

Il problema tocca da vicino anche l’Italia. Da recenti indagini condotte da Legambiente con ‘Goletta Verde’ è emerso che “il 96% dei rifiuti galleggianti nei nostri mari è plastica. Una densità pari a 58 rifiuti per ogni chilometro quadrato di mare con punte di 62 nel mar Tirreno”. Tra i rifiuti più comuni sono stati individuate buste (16,2%), teli (9,6%), reti e lenze (3,6%), frammenti di polistirolo (3,1%), bottiglie (2,5%). E una stima che riguarda tutto il mar Mediterraneo parla di “almeno 250 miliardi di frammenti di plastica”

Le celebrazioni principali quest’anno si sono svoltein India; lo slogan è stato’Beat plastic pollution. If you can’t reuse it, refuse it’. L’intento è di stimolare proposte alternative alla plastica monouso, soprattutto con lo sviluppo di ‘nuovi’ materiali.
Da segnalare anche l’iniziativa del francese Benoît Lecomte che ha deciso di lanciarsi nella prima traversata del Pacifico da Tokio a San Francisco a nuoto per sensibilizzare sull’inquinamento degli oceani e realizzare con l’aiuto di un team di otto persone una serie di ricerche sugli oceani e sul corpo umano. Fra Hawaii e California, Benoit sa che attraverserà la “grande isola di plastica”, la massa di rifiuti generata dall’inquinamento, un’area che in futuro sarà visibile perfino dallo spazio visto da quanto si sta allargando.

Prima conferenza nazionale della cooperazione allo sviluppo COOPERA

Si è conclusa ieri, giovedì 25 Gennaio, con l’intervento del presidente del Consiglio On. Paolo Gentiloni la prima edizione della conferenza nazionale della cooperazione allo sviluppo COOPERA. Molte le personalità presenti nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium parco della Musica di Roma, che hanno voluto portare impegno, condivisione, progetti e speranza per il mondo della cooperazione italiana.

COOPERA ha messo a contatto tutte le sfumature della cooperazione italiana formata da miriadi di soggetti protagonisti dalle ONG, ai giovani volontari, da uomini e donne di spettacolo che hanno voluto dare la loro testimonianza ai giovani delle scuole per aprire al futuro ai privati interessati alle opportunità di collaborazione verso lo sviluppo dei paesi che hanno molto da offrire.

 La conferenza si è sviluppata con due sessioni plenarie, dove relatori di altissimo livello hanno presentato numeri e propositi per lo sviluppo della cooperazione nazionale. Sono intervenuti i ministri Alfano, Calenda e Galletti, il commissario Europeo per la cooperazione e lo sviluppo. Mimica e il Presidente della repubblica Centrafricana Touadera, e cinque panel tematici nei quali si sono approfonditi temi riguardanti i Giovani, le migrazioni, la comunicazione, lo sviluppo sostenibile e il nuovo ruolo del settore privato.

i numeri della cooperazione nell’ultimo quadriennio: Gli ultimi quattro anni hanno visto un grande slancio della cooperazione: l’Italia – fanalino di coda tra i Paesi più avanzati per percentuale di reddito nazionale destinato allo sviluppo – è tornata ad assumere un ruolo di primo piano, diventando il quarto donatore del G7, raggiungendo lo 0,27% in percentuale di aiuto allo sviluppo (circa 4,5 miliardi all’anno) e raddoppiando le risorse rispetto al 2014. Nel 2017 abbiamo destinato alle emergenze umanitarie quasi 120 milioni di euro, il 20% in più rispetto al 2016”, sottolinea il titolare della Farnesina.

 “La cooperazione italiana è riuscita inoltre a catalizzare fondi dall’Europa, attestandosi tra i primi quattro Stati membri esecutori della cosiddetta “cooperazione delegata” – quella che la Commissione affida ai singoli governi – ottenendo un ritorno in termini di risorse gestite e peso politico tra i partner”, prosegue Alfano, che ricorda come “la sola Agenzia della Cooperazione, con le sue 20 sedi nel mondo, i suoi 1000 progetti e un miliardo di euro gestiti nei suoi primi anni di vita ha contribuito a finanziare e sostenere le proprie iniziative e quelle delle associazioni e delle organizzazioni della società civile, destinando loro 65 milioni nel 2016 e 95 nel 2017.

 Il Panel sul settore privato ha poi messo in evidenza la necessita di supportare la formazione delle PMI italiane volta a facilitare la loro partecipazioni alle procedure di evidenza pubblica anche con la creazione di una piattaforma delle iniziative pubblico-private per favorire l’incrocio tra domanda e offerta tra profit e non profit, di individuare modalità per il finanziamento di studi di fattibilità per facilitare la nascita d’iniziative di partenariato pubblico privato con effetti positivi sullo sviluppo e da ultimo di promuovere la costituzione di un fondo da parte di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) a supporto degli investimenti per interventi in infrastrutture, PMI e sul cambiamento climatico nei Paesi partner che farà leva su risorse pubbliche nazionali, europee e su quelle messe a disposizione da CDP.

Le conclusioni della conferenza sono disponibili sul sito:co[opera]

 

Rumore ambientale. Novità per l’anno 2019

In data 10 gennaio 2018 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (GUCE L35/15), contenente rettifiche alla Direttiva 2015/996 per le quali, nel relativo allegato, vengono stabiliti metodi comuni per la determinazione del rumore ambientale.

La metodologia da applicarsi fa riferimento alla Direttiva 2002/49/CE, che ai sensi dell’art. 1, si propone di definire un approccio comune per evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi dell’esposizione al rumore ambientale, che ricomprendono anche il concetto di “fastidio”.

Tramite la mappatura acustica, gli Stati membri determinano pertanto l’esposizione al rumore ambientale, garantendo la dovuta informazione del pubblico in merito e i relativi effetti e adottando piani d’azione in base ai risultati della stessa mappatura. Ciò previene gli effetti nocivi per la salute umana e conserva la qualità acustica dell’ambiente quando questa è già ottimale.

Per quanto riguarda il contenuto del provvedimento di rettifica della Direttiva 2015/996/CE, vengono modificate alcune formule di calcolo e viene viene data una specificazione di lettura dell’Appendice G di pag. 129, riguardante la basi di dati per sorgenti associate al trasporto ferroviario, con elencazione della tabella da G-1 a G-7, contenenti coefficienti di calcolo

Rifiuti di plastica: una strategia europea per proteggere il pianeta

Il 16 gennaio la commissione Europea ha rilasciato un comunicato stampa nel quale descrive la strategia europea sulla plastica volta a proteggere il pianeta e i cittadini e a responsabilizzare le imprese.

La strategia è intesa a proteggere l’ambiente dall’inquinamento da plastica e a promuovere al contempo la crescita e l’innovazione, trasformando così una sfida in un programma positivo per il futuro dell’Europa. Vi è un forte interesse commerciale nel modificare il modo in cui i prodotti sono progettati, realizzati, utilizzati e riciclati nell’UE e assumendo un ruolo guida in questa transizione potremo creare nuove opportunità di investimento e nuovi posti di lavoro. Ai sensi dei nuovi piani, tutti gli imballaggi di plastica sul mercato dell’UE saranno riciclabili entro il 2030, l’utilizzo di sacchetti di plastica monouso sarà ridotto e l’uso intenzionale di microplastiche sarà limitato.

Frans Timmermans, primo vicepresidente responsabile per lo sviluppo sostenibile, ha dichiarato: “Se non modifichiamo il modo in cui produciamo e utilizziamo le materie plastiche, nel 2050 nei nostri oceani ci sarà più plastica che pesci. Dobbiamo impedire che la plastica continui a raggiungere le nostre acque, il nostro cibo e anche il nostro organismo. L’unica soluzione a lungo termine è ridurre i rifiuti di plastica riciclando e riutilizzando di più. Si tratta di una sfida che i cittadini, le imprese e le amministrazioni pubbliche devono affrontare insieme. Con la strategia dell’UE sulla plastica stiamo inoltre propugnando un nuovo modello di economia più circolare. Occorre investire in nuove tecnologie innovative che proteggano i nostri cittadini e mantengano il nostro ambiente sicuro, senza farci rinunciare alla competitività della nostra industria.

Ogni anno gli europei generano 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, ma meno del 30 % è raccolta per essere riciclata. Nel mondo, le materie plastiche rappresentano l’85 % dei rifiuti sulle spiagge. Le materie plastiche raggiungono anche i polmoni e le tavole dei cittadini europei, con la presenza nell’aria, nell’acqua e nel cibo di microplastiche i cui effetti sulla salute umana restano sconosciuti. Basandosi sui lavori precedenti della Commissione, la nuova strategia europea sulla plastica affronterà la questione in modo diretto.

La strategia sulla plastica di oggi cambierà la progettazione, la realizzazione, l’uso e il riciclaggio dei prodotti nell’UE: troppo spesso il modo in cui le materie plastiche sono attualmente prodotte, utilizzate e gettate non permette di cogliere i vantaggi economici derivanti da un approccio più circolare e arreca danni all’ambiente. Il duplice obiettivo è quello di tutelare l’ambiente e, al tempo stesso, di porre le basi per una nuova economia delle materie plastiche, in cui la progettazione e la produzione rispettano pienamente le necessità del riutilizzo, della riparazione e del riciclaggio e in cui sono sviluppati materiali più sostenibili.

L’Europa è nella posizione migliore per guidare tale transizione e questo approccio sarà fonte di nuove possibilità di innovazione, competitività e creazione di posti di lavoro. Con la strategia sulla plastica, la Commissione ha adottato un quadro di monitoraggio, costituito da una serie di dieci indicatori chiave che coprono tutte le fasi del ciclo, che misurerà i progressi compiuti nella transizione verso un’economia circolare a livello nazionale e di UE.

All’interno di questo quadro, l’Unione europea:

  • Renderà il riciclaggio redditizio per le imprese: saranno sviluppate nuove norme sugli imballaggi al fine di migliorare la riciclabilità delle materie plastiche utilizzate sul mercato e accrescere la domanda di contenuto di plastica riciclata. Con l’aumento della plastica raccolta, si renderebbe necessaria la creazione di impianti di riciclaggio perfezionati e con una capacità maggiore, oltre a un sistema per la raccolta differenziata e lo smistamento dei rifiuti in tutta l’UE migliore e standardizzato. In questo modo sarà possibile risparmiare circa un centinaio di euro per tonnellata raccolta e si creerà inoltre valore aggiunto per un’industria delle materie plastiche più competitiva e resiliente.
  • Ridurrà i rifiuti di plastica: la normativa europea ha già determinato una significativa riduzione dell’uso di sacchetti di plastica in diversi Stati membri. I nuovi piani si concentreranno ora su altri prodotti di plastica monouso e attrezzi da pesca, sostenendo campagne di sensibilizzazione nazionali e determinando l’ambito di applicazione delle nuove norme che saranno proposte a livello di UE nel 2018 sulla base di una consultazione delle parti interessate e di studi scientifici. La Commissione adotterà inoltre nuove misure per limitare l’uso delle microplastiche nei prodotti e stabilire l’etichettatura delle plastiche biodegradabili e compostabili.
  • Fermerà la dispersione di rifiuti in mare: nuove disposizioni relative agli impianti portuali di raccolta si concentreranno sui rifiuti marini nelle acque prevedendo misure intese a garantire che i rifiuti generati a bordo di imbarcazioni o raccolti in mare non siano abbandonati, ma riportati a terra e lì adeguatamente gestiti. Sono inoltre comprese misure volte a ridurre l’onere amministrativo che grava sui porti, le navi e le autorità competenti.
  • Orienterà gli investimenti e l’innovazione: la Commissione fornirà orientamenti alle autorità nazionali e alle imprese europee su come ridurre al minimo i rifiuti di plastica alla fonte. Il sostegno all’innovazione sarà aumentato, con 100 milioni di EUR di finanziamenti ulteriori per lo sviluppo di materiali plastici più intelligenti e più riciclabili, per processi di riciclaggio più efficienti e per tracciare e rimuovere le sostanze pericolose e i contaminanti dalle materie plastiche riciclate.
  • Stimolerà il cambiamento in tutto il mondo: oltre a fare la propria parte, l’Unione europea lavorerà con i suoi partner in tutto il mondo per proporre soluzioni globali e sviluppare standard internazionali. Continueremo inoltre a sostenere gli altri, come abbiamo fatto con il disinquinamento del fiume Gange in India.

 

A ECOMONDO viene presentato l’intervento sull’ex gasometro di Bari

Oggi 09 Novembre 2017 in concomitanza della fiera ECOMONDO in corso a Rimini fino al 10 Novembre si è tenuta un incontro di presentazione degli interventi completati presso il sito dell’Ex Gasometro di Bari.

L’intervento di bonifica del Sito dell’ex Gasometro Di Bari ha coinvolto EUROPROGETTI in qualità di direzione lavori. Le attività si sono articolate dalle fasi preliminari si caratterizzazione generale del sito e di ricostruzione storica, operazioni di caratterizzazione ambientale dell’area con realizzazione di modello concettuale definitivo del sito; Applicazione della metodologia dell’Analisi di Rischio al fine di definire gli obiettivi degli Interventi e Scelta delle tecnologie.

gli interventi si sono caratterizzati in diverse fasi: una fase di bonifica dei terreni e una di bonifica delle acque sotterranee.

Al termine degli interventi di bonifica si è prevista il riuso dell’area come  parco cittadino da riconsegnare alla cittadinanza di Bari.